Cosa normalizzi?
Ogni giorno tendiamo a normalizzare eventi e comportamenti che caratterizzano la nostra vita.
Normalizziamo il bacio della buonanotte prima di dormire, la tazza di caffè al mattino, una passeggiata al parco per rilassarci. Normalizziamo la gentilezza, l’ascolto, il rispetto.
Questi piccoli gesti quotidiani diventano parte integrante della nostra vita, senza che ci rendiamo conto della loro importanza.
Normalizzare in questo contesto è positivo: significa rendere ordinario ciò che ci fa stare bene, ciò che porta armonia e amore nelle nostre giornate. La normalizzazione del calore nelle relazioni e della bellezza nei piccoli momenti.
Ciao sono Silvia, quella che stai leggendo è Questione di Impermanenza: ti farò compagnia condividendo riflessioni, consigli ed emozioni. Parlo di Viaggi, interni ed esterni.
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L’altra faccia della normalizzazione
Tuttavia, c’è anche un altro lato della normalizzazione.
Normalizziamo parole taglienti che ci diciamo nei momenti di frustrazione, oppure giudizi che passano inosservati quando qualcuno prende una decisione diversa dalla nostra.
Normalizziamo lo stress, aspettative irrealistiche e, ancora peggio, la violenza – sia verbale che fisica – giustificandola con un semplice “è nervoso/a” o “ha sempre fatto così”.
Normalizziamo quando un partner, un’amica o persino un genitore ci tratta male, razionalizzandolo con “è solo un brutto momento” o “è il suo carattere”.
Ma il fatto che qualcosa sia sempre stato così non significa che sia giusto o che dobbiamo accettarlo come parte ineluttabile della nostra realtà.
Normalizzare comportamenti negativi è un modo subdolo di abbassarci, di come pensiamo di meritare di essere trattate: il rispetto e amore autentico è un'altra cosa.
Da piccoli, non si normalizza
Ricordo vividamente l’impressione che mi lasciava la fiaba di Cappuccetto Rosso quando ero piccola. Una bambina di 4 anni, ingenua, che assorbe tutto come una spugna, e che improvvisamente scopre che esistono i “lupi cattivi” che si travestono da “nonnina buona” per ingannarti e mangiarti in un sol boccone.
Mi sentivo impietrita, ma allo stesso tempo incredula: “ma no, non può essere vero!”. Quella paura dei lupi diventava quasi tangibile, qualcosa che permeava il mio piccolo mondo di bambina.
Crescendo, però, scopri che di “lupi” ce ne sono molti e che ognuno di noi contribuisce alla fabbricazione di “lupi interiori”: quelle voci interne che ci rodono, che ci riempiono di obblighi, di “devo fare”, di tanta esigenza e spesso di svalutazione.
Questi lupi, se non tenuti sotto controllo, possono poco a poco divorarci e, anche loro stessi, nel corso del tempo, vengono normalizzati. Frasi come “sono fatta così, sono nata ansiosa” diventano come il lupo cattivo travestito da nonnina buona in cappuccetto rosso.
NO, non sei nata ansiosa.
Quante volte ci raccontiamo storie del genere per giustificare comportamenti e abitudini che ci stanno lentamente logorando?
Normalizzare l’ansia, la stanchezza cronica, il sentirsi perennemente inadeguati: il “lupo” te lo sei creato, normalizzato e ora pian piano lasci che ti mangi.
A volte minimizziamo, cerchiamo di scrollarci di dosso giudizi o frasi dolorose, dicendoci “non mi importa”. Ma, in realtà, questi atteggiamenti si insinuano lentamente e, ogni giorno, tolgono un piccolo mattoncino alla nostra energia, alla nostra autostima e alla nostra identità.
Bisognerebbe mantenere attivo quel “vigile interno” che abbiamo e che ci dice: “alt, c'è qualcosa che non quadra, la tua serenità è in pericolo!”.
Normalizzare e i viaggi
Per decenni, una donna non poteva viaggiare da sola: “era normale” che una donna viaggiasse in compagnia, che persone con disabilità non potessero viaggiare, e che viaggiare con bambini piccoli fosse visto come imprudente.
Ma quante cose sono cambiate in positivo e si sono “normalizzate” col tempo?
Esperienze che il patriarcato ci aveva negato e che adesso si sono trasformate diventando parte del quotidiano. Anche per gli uomini, un tempo, “era normale” viaggiare per accumulare esperienze sessuali prima di sistemarsi, un peso enorme che imponeva loro di dimostrare di essere all’altezza delle aspettative della società.
Ma il concetto di normalità è stato riscritto nel tempo: abbiamo visto emergere nuove forme di libertà, nuovi modi di pensare al viaggio.
Attraverso l'esplorazione di culture diverse, il viaggio diventa uno strumento potente per imparare ad accettare la diversità: viaggiare ci insegna che ognuno di noi è unico.
Io sono in un modo, altri sono in un altro, e non succede niente. Il viaggio ci permette di andare oltre i pregiudizi, accogliere le paure e di vedere le differenze come una fonte di arricchimento, piuttosto che come una minaccia.
Il viaggio che nei secoli passati era considerato come uno strumento di emancipazione, nel corso degli anni è diventato un potente strumento che ci aiuta a comprendere i valori di ogni popolo, di ogni paese e che ogni persona ha il suo modo di essere. Questo è ciò che rende il mondo così affascinante.
Per molte persone con disabilità, viaggiare è oggi più accessibile e possibile grazie a una maggiore consapevolezza sociale e a infrastrutture più inclusive.
Normalizzare il viaggio come un diritto per tutti.
Per me normalizzare vuol dire anche accettare che le cose che oggi considero normali non sono immutabili; possiamo cambiare il modo verso cui reagiamo di fronte a una situazione, possiamo scegliere di dire no a ciò che ostacola la nostra libertà e valorizzare il nostro potenziale.
Normalizzare non è di per sé negativo, ma dipende da cosa decidiamo di rendere normale.
Io scelgo di normalizzare l'apertura mentale, la gentilezza verso gli altri e verso noi stessi, il rispetto per le differenze. Questo è il contribuito che voglio dare al mondo.
Ri-normalizzare con intenzione
Normalizzare il benessere, la libertà di essere autentici e l'amore verso noi stessi – questa è la normalità che meritiamo di vivere.
Possiamo decidere di accogliere ciò che ci fa bene e quindi normalizzarlo, mentre allo stesso tempo riconoscere ciò che non ci fa bene, attribuendogli un'altra connotazione piuttosto che renderlo parte della nostra normalità. Scelgo di creare un mondo in cui l’amore, l’empatia e la crescita personale siano la norma, non l'eccezione.
Cosa scegli di normalizzare per costruire la vita che meriti davvero?
💡 Consiglio di oggi
Oggi ti invito a NON NORMALIZZARE (paure, stereotipi e ciò che non ti fa bene)
Fermati e rifletti: chiediti se la paura che provi è reale o se è semplicemente una proiezione basata su esperienze passate o su ipotesi che non hanno fondamento.
Fai domande a te stesso: usa domande come quelle suggerite da "The Work" di Byron Katie: "è realmente vero ciò che penso?". Questo ti aiuta a capire se stai normalizzando qualcosa che in realtà non ti fa bene e a mettere in discussione credenze limitanti.
Confronta la tua paura con la realtà: prova a raccogliere prove reali a sostegno o contro la tua paura. Spesso scopriamo che le nostre paure non sono così fondate come crediamo.
Parlane con qualcuno di fiducia: a volte, parlare con una persona di cui ti fidi può farti vedere la situazione da una prospettiva diversa e meno minacciosa.
Sperimenta piccoli passi: se una paura sembra troppo grande, prova ad affrontarla un po' alla volta, facendo piccoli passi per avvicinarti a ciò che ti spaventa. Questo ti aiuterà a costruire fiducia e a normalizzare gradualmente la sfida.
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❤️ La frase motivazionale della settimana
“Non puoi attraversare il mare semplicemente stando in piedi e fissando l'acqua.” - Rabindranath Tagore
😂 Che ne dici di un po' di ironia?
Facciamoci due risate…
💭 Pensieri finali
Non sempre è facile mettere in discussione ciò che abbiamo normalizzato per anni, ma cominciare a farlo è un atto di profondo amore verso noi stessi. Non dobbiamo essere perfetti, ma solo renderci conto che siamo umani, ed è proprio questo ci dà la possibilità di essere gentili con noi stessi.
Ogni volta che scegliamo di accogliere le nostre vulnerabilità e di andare oltre le nostre paure, stiamo creando una nuova normalità per noi stessi e per chi ci circonda.
La tua felicità merita di essere normalizzata, un giorno alla volta.
Ci vediamo alla prossima newsletter, con cuore aperto e nuove scoperte da condividere.
Se hai bisogno di supporto non esitare a contattarmi. Sono qui per te. ❤️
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Molto d’accordo, alla fine si normalizza anche il vivere male. Io ho normalizzato la vita da scappata di casa, ma già lo sai 😂