E se il caos fosse l’inizio di tutto?
Un anno di sorprese, caos e nuovi inizi: cosa ho imparato (e cosa aspetto ancora)
Ci sono anni che sembrano voler fare tutto in grande.
Ti trascinano, ti scuotono, e a volte ti fanno sentire come se stessi partecipando a una maratona senza esserti allenata. Questo per me è stato uno di quegli anni: un turbinio di eventi che mi hanno fatto ridere, piangere, riflettere, e (spesso) chiedere "ma davvero ho scelto tutto questo?"
Ciao sono Silvia, quella che stai leggendo è Questione di Impermanenza: ti farò compagnia condividendo riflessioni, consigli ed emozioni. Parlo di Viaggi, interni ed esterni. Leggi fino alla fine perché troverai un mio piccolo regalo per te.
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Hai presente quella sensazione di entrare in una stanza in disordine e non sapere da dove iniziare? Ti guardi intorno, cerchi un punto di partenza, ma tutto sembra troppo.
Allora decidi di togliere il superfluo: le cose più facili, quelle che non richiedono troppa energia e poi, inevitabilmente, lasci in fondo la parte più complicata, quella che richiede di metterci le mani e, soprattutto, il cuore.
Ecco, così è stato con la mia voglia di maternità: è un istinto che già da un po' si era fatto sentire, ma che con il rientro nella Madre Patria si è intensificato, tanto da diventare un’urgenza che non riesco ancora a canalizzare del tutto.
È un amore profondo, viscerale, che cerca un contenitore e ancora non lo trova: è una voglia di accoglienza che pulsa dentro, come una forza immensa che vuole esprimersi, ma si scontra con muri invisibili, fatti di dubbi, di paure e che a volte non sai nemmeno nominare.
La paura di sbagliare, di deludere, di non essere abbastanza. Mi ritrovo spesso a chiedermi: “Sto facendo abbastanza? Sono in grado? Sono davvero la persona giusta per accogliere tutto questo amore e questa responsabilità?”
E non parlo solo di me, perché so che questo sentimento non è mio soltanto. È una realtà che credo appartenga a tante donne in molte situazioni della loro vita. Quella sensazione di dover essere sempre all’altezza, di dover dimostrare qualcosa, a noi stesse prima ancora che agli altri, quella voce interna che non ci permette mai di rilassarci del tutto.
E poi c’è il perfezionismo, quel bisogno di tenere tutto sotto controllo, di fare tutto nel modo “giusto”, che a volte toglie il respiro. Come se per meritare la felicità, dovessimo impeccabili, in ogni momento.
Ma la verità, quella più difficile da accettare, è che nessuna di noi lo è, e va bene così.
Poi c’è stato il ritorno a casa, un viaggio, sì, ma non di quelli rilassanti.
Tornare non è mai solo una questione di spostamenti fisici, ma è come riaprire quel vaso di Pandora che avevi accuratamente sigillato, sperando di non doverlo mai più affrontare: dentro ci sono ricordi, dinamiche, emozioni che pensavi di aver superato, o meglio, che avevi sperato di lasciare dietro di te.
E invece sono lì, ad aspettarti pazientemente, ti guardano e sembrano dire:
“Finalmente sei tornata, sei pronta per una bella montagna russa emotiva? Prepara il biglietto, perché il giro durerà un bel po’.”
A dire il vero, non si è mai pronte.
Non ero pronta a rivedere certi volti e sentire certi silenzi carichi di significato, non ero pronta a fare i conti con il peso del passato e con le aspettative di chi sono diventata.
E forse non si è mai davvero pronti a tornare, perché casa non è mai solo un luogo, è uno specchio che riflette ciò che siamo e ciò che abbiamo lasciato irrisolto.
Eppure, tra tutto questo caos emotivo, ho detto “sì” alla persona che amo.
Un sì che ha portato con sé una nuova serie di terremoti familiari. Nozze intime, pochi invitati, nessuna ostentazione. Ho scelto di rispettare le nostre emozioni, i sentimenti, il legame intimo, ma per una come me, con un padre che avrebbe voluto un matrimonio in stile Kate e William, immagina lo sconvolgimento. Ti dirò, non è stato facile.
E mentre cercavo di abituarmi alla nuova vita nella mia città natale, mi sono ritrovata a dover affrontare un’altra sfida: il nuovo lavoro.
Questo ha richiesto un cambio di mentalità notevole, qualcosa che non avevo messo in conto. Come mi dice spesso il mio terapeuta, "haz el bicho palo" ovvero comportati come quell’insetto che sembra un rametto: sta lì, immobile, osserva, non ti esporre.
Semplice, vero? Assolutamente no soprattutto per un carattere come il mio, che a volte sembra avere una spada pronta per tagliare teste.
Quante volte avrei voluto dire la mia, esprimere il mio disaccordo, urlare al mondo che certe cose non funzionano!
Ma poi mi sono resa conto che il contesto non sempre lo permette, e il rischio di vedere la mia testa "ruzzolare come alla presa della Bastiglia" era reale.
Ho imparato che a volte, per sopravvivere in certi ambienti, serve meno istinto e più strategia: il “bicho palo” non è codardia, è osservazione, è meditazione, è la capacità di respirare profondamente e scegliere il silenzio, anche quando dentro di te ogni fibra vuole urlare.
Ti è mai successo? Sentirti divisa tra ciò che vorresti fare e ciò che sai essere più saggio per quella specifica situazione? Questo mi ha portato a riflettere su quanto spesso il mio senso di giustizia cerchi di imporsi a ogni costo, ma la giustizia, quella vera, a volte si ottiene con l’astuzia, con la pazienza.
E poi, diciamocelo: possiamo leggere quintali di libri di crescita personale, partecipare a ritiri dall’altra parte del mondo, investire tempo e denaro per migliorare noi stesse… ma se non applichiamo tutto questo nella nostra quotidianità, è davvero servito a qualcosa?
Non credi che le vere trasformazioni nascano da quelle piccole strategie che impariamo a mettere in pratica ogni giorno?
La vita da studente
Sto terminando gli studi come counselor, un percorso che mi sta insegnando tanto non solo sugli altri, ma soprattutto su di me.
Questo è uno dei motivi per cui non riesco a scrivere regolarmente la newsletter: sono immersa in tesi, casi clinici, tirocinio, studio e in quel magnifico e complesso mondo di emozioni che emergono quando ti metti davvero in gioco.
Durante il tirocinio in una casa famiglia, ho vissuto esperienze che non dimenticherò mai: immagina una struttura con adolescenti che ti guardano con sguardi languidi e spalle curve, come a dire: "Ma questa chi è?"
E io, come un pesce fuor d’acqua, cercavo di capire quando in realtà non c’era nulla da capire, solo da sentire. In quel contesto bastava esserci: un grande pesce fuor d’acqua insieme ad altri pesci più piccoli, che non avevano mai nuotato in acque sicure. Un’esperienza che non potrò mai dimenticare.
E poi c’è stato un grande cambiamento.
Quello che all’inizio era solo un’idea nel 2023 si è concretizzato: ho dato la mia prima formazione di Counseling Gestalt in una scuola per futuri travel designer.
Ti confesso che il mio giudice interno è stato implacabile. “Sarò in grado?”, “Riuscirò a far arrivare la mia energia in una lezione online?”
Mille dubbi e film mentali che spesso mi faccio, con scenari apocalittici che (per fortuna) non si realizzano mai.
Quello che è successo, invece, è stato un dono inatteso: i volti degli studenti che cambiavano, la loro apertura verso la sperimentazione, il modo in cui non volevano lasciare l’ultima lezione: ogni istante mi ha ricordato perché amo quello che faccio.
Non sono stata io a insegnare loro qualcosa; sono stati loro a ricordarmi la bellezza di condividere. Dubbi, emozioni, passioni, paure: tutto questo ha riempito quel virtuale spazio di lezione, trasformandolo in qualcosa di profondamente umano.
E anche quest’anno i viaggi non sono mancati.
Sicilia, Spagna, Malesia, Cambogia e Thailandia: ogni viaggio ha avuto un significato, un vissuto che, in modi diversi, ha provocato piccoli-grandi cambiamenti dentro di me.
Ma se c’è un luogo che mi porto nel cuore, è la Cambogia. La sua gente, quegli occhi che trasmettono speranza e, al tempo stesso, un’ombra di tristezza, hanno saputo accogliermi con un amore e un rispetto che difficilmente dimenticherò.
Non posso non ricordare i bambini cambogiani che ho incontrato in quella piccola scuola a Koh Chang (sì, isola tailandese, ma stracolma di cambogiani emigrati e scappati qui anni fa): si avvicinavano curiosi, con domande semplici, ma piene di vita: “Come stai?”
E il loro sorriso, nel vedere la spesa che avevamo portato loro, era una lezione silenziosa sull’essenza della felicità. Una felicità che non nasce da ciò che hai, ma da ciò che sei disposto a condividere.
Non so come sia stato il tuo anno, ma sono più che sicura che nelle tue montagne russe emotive ci sono stati momenti di gioia, amore e cura, momenti che, forse, hai dato per scontati, come spesso capita di fare.
Ripensa alle risate, all’amore che hai ricevuto, a quella telefonata di un’amica o di un amico che ti ha riempito il cuore. Non dare per scontato le persone che ami.
E se quest’anno ti ha fatto inciampare più volte, ricorda: sei viva! E questo, nonostante tutto, è già un miracolo.
Ti auguro una rinascita autentica e un nuovo anno fatto di passi piccoli come vuoi tu e al tuo ritmo.
Con tutto il mio cuore, ti mando amore, forza e il calore di un abbraccio sincero.
💡 I NON consigli di oggi: uno sguardo avanti con il cuore aperto
Progetti per il futuro
Guardando al futuro, non posso fare a meno di pensare che ogni progetto che ho in mente sia un ponte verso qualcosa di più grande. Ecco cosa bolle in pentola per il prossimo anno.
Accompagnare i sogni
Continuerò la mia collaborazione con la scuola di travel designer, un progetto che mi emoziona profondamente. Immagina di poter aiutare qualcuno a costruire il proprio sogno di lavorare in autonomia nel mondo dei viaggi. È molto più di un semplice lavoro: è un viaggio dentro se stessi, un percorso che richiede coraggio, visione e tanta voglia di mettersi in gioco. Essere parte di questo cammino è un onore, e non vedo l’ora di vedere dove porterà.
L’autenticità in uno scatto
A Livorno, grazie alla mia amica Elena, fotografa professionista, realizzeremo un progetto unico: rendere visibile l’autenticità. Non si tratta solo di foto, ma di catturare momenti che segnano un cambiamento, di raccontare una storia attraverso immagini che celebrano ciò che siamo davvero. Che si tratti di immortalare un momento importante della vita, di raccontare una professionalità o di onorare legami familiari spesso trascurati, questo progetto vuole dare forma e memoria a ciò che conta davvero.
Crescita personale: il SAT2
Un altro tassello importante sarà un ritiro di crescita personale di 10 giorni, il SAT2. Continuare a lavorare su di me è una priorità, perché credo fermamente che per accompagnare gli altri nei loro percorsi, devo essere disposta a esplorare i miei mondi interiori. Dieci giorni di riflessione, di lavoro emotivo e di scoperta: un’opportunità per crescere ancora.
Qualche viaggetto (ovviamente!)
Non mancheranno i viaggi, piccoli o grandi che siano, perché viaggiare è, per me, una forma di nutrimento, un modo per riconnettermi con il mondo, con me stessa e con la mia curiosità.
Un progetto legato all’acqua
E poi c’è lui, il progetto segreto, ancora in fase di incubazione. Posso solo dirti che è legato all’ambiente acquatico, un luogo che sento profondamente mio (sono anche bagnina e istruttrice di nuoto), un elemento che mi connette con la vita in modi che nemmeno riesco a spiegare del tutto. Per ora, lascio un po’ di mistero, ma non vedo l’ora di condividerlo.
E poi? Vediamo che succede.
Perché, diciamocelo, non tutto si può pianificare, e quando ci provi, la vita trova sempre un modo creativo per ricordarti chi è che comanda davvero. E questa, in fondo, è la sua magia: lasciarsi sorprendere, rimanere aperti al cambiamento e accogliere ciò che arriva con un sorriso, anche quando vorresti solo urlare al cielo.
Certo, i progetti sono importanti, ma lo è anche quello spazio vuoto che lasci per gli imprevisti, per le svolte improvvise che ti fanno dire: “Ma davvero è successo questo?”.
E tu? Che progetti hai per il futuro? Che siano piccoli o giganteschi, pratici o folli, ricorda di lasciare una porta aperta per quello che non puoi ancora immaginare.
Perché, spesso, il bello sta proprio lì: in quel punto cieco dove la vita decide di stupirti con qualcosa che non avevi nemmeno osato sognare.
E allora, lasciati ispirare e, perché no, ispirami anche tu. In fondo, siamo tutti su questa giostra insieme, no?
🎁 Grazie per esserci, ti lascio un piccolo regalo.
Ho preparato per te un piccolo ebook dal titolo “30 piccoli promemoria per grandi giornate”, pensato per accompagnarti nei momenti in cui hai bisogno di una spinta, di un sorriso o semplicemente di un piccolo promemoria che possa fare la differenza.
È un regalo semplice, ma viene dal cuore, un modo per dirti grazie per il tempo che dedichi a leggermi e per essere parte di questo cammino insieme.
Scaricalo, sfoglialo quando ne senti il bisogno, e lascia che questi promemoria ti accompagnino.
❤️ La frase motivazionale della settimana
“Non puoi scoprire nuovi oceani se non hai il coraggio di perdere di vista la riva.”- André Gide
😂 Che ne dici di un po' di ironia?
Facciamoci due risate…
💭 Pensieri finali
Alla fine, ogni anno è un viaggio, con le sue tempeste e i suoi raggi di sole e se quest’anno ti ha lasciato stanca o piena di domande, ricorda che anche il caos ha il suo scopo: prepara il terreno per nuovi inizi.
Il bello deve ancora arrivare. Sei pronta?
Ci vediamo alla prossima newsletter, con cuore aperto e nuove scoperte da condividere.
Se hai bisogno di supporto non esitare a contattarmi. Sono qui per te. ❤️
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