Viaggio da sola o in coppia?
L’arte di camminare insieme senza perdere sé stessi (o la pazienza)
Ci sono viaggi che scegli di fare da sola.
All’inizio può sembrare per necessità: non c’era nessuno disponibile, nessuno che potesse venire, o forse nessuno che sentissi abbastanza vicino. Poi, un po’ alla volta, scopri che desideri farlo.
Perché non devi spiegare a nessuno quando vuoi fare una deviazione, perché puoi fermarti tre ore in un caffè a osservare la gente, senza che qualcuno ti dica: “Ma dai, muoviamoci, ci perdiamo il museo!”
Non devi adattarti, giustificarti, organizzarti a e su misura di un altro.
Ciao sono Silvia, quella che stai leggendo è Questione di Impermanenza: ti farò compagnia condividendo riflessioni, consigli ed emozioni. Parlo di Viaggi, interni e a volte esterni.
Se i miei contenuti ti hanno aiutato o ti aiutano in qualche modo puoi supportarmi, offrendomi una fetta di pizza 🍕😋
Se questa newsletter non ti basta, qui trovi qualcosa in più 😉
IMPORTANTE: Prima di continuare ti chiedo un secondo del tuo tempo: se, dopo aver letto la newsletter, pensi che queste righe possano interessare o aiutare un’amica, un familiare, perché non la condividi? 😃 Mi faresti tanto felice.
Se invece provi fastidio ogni volta che la ricevi, non temere: c’è un comodissimo tasto "unsubscribe" alla fine della e-mail.
Il viaggio in solitaria diventa così uno spazio prezioso, dove sperimenti la libertà vera: quella di non rendere conto a nessuno.
Per me, la solitudine ha sempre avuto il volto della libertà e della disobbedienza, come un piccolo atto rivoluzionario, un super potere nascosto che mi fa sentire invincibile.
Invincibile non perché non ho paure, ma perché in quei momenti so di bastarmi, so scegliere per me stessa, ascoltarmi, decidere dove andare, senza il bisogno di un’approvazione esterna e sentirmi definita dagli occhi o dalle aspettative di qualcun altro.
E con questa libertà arriva anche una scoperta ancora più preziosa: chi sei tu, quando non devi essere per l’altro, quando smetti di adattarti, di compiacere, quando finalmente ti ascolti — e basta.
Viaggiare da sola è stato per molti anni il mio modo per riprendermi me stessa, un ritorno a casa, ogni volta, dentro di me.
Poi, un giorno, ho iniziato a viaggiare anche in due, e lì, ammetto, è cambiato tutto.
Perché quando viaggi in coppia scopri che non ti conosci abbastanza, e che il contatto con l’altro fa emergere una serie di reazioni dentro di te a cui forse non avevi mai davvero guardato.
All’improvviso puoi ritrovarti a fonderti, adattarti, scomparire o entrare in conflitto, spinta da dinamiche che nemmeno sapevi di avere.
In coppia non sei più solo padrona del tuo tempo ma sei chiamata a entrare in un ritmo comune, a creare un “noi” che si muove tra due “io” spesso molto diversi.
Nel viaggio in compagnia impari a fare spazio, a capire che l’altro potrebbe voler vedere il museo mentre tu sogni un pomeriggio lento al parco, che il ristorante scelto insieme non sarà mai esattamente quello che avevi in mente, che la sveglia può diventare un negoziato.
Nonostante tutto, c’è una bellezza unica nell’avere qualcuno accanto con cui condividere il tramonto, lo smarrimento, o semplicemente un silenzio seduti su una panchina.
Un aspetto più delicato
Spesso non si racconta che nella vita e nei viaggi non è solo questione di imparare a stare in coppia, ma di accettare che non sempre si cammina allo stesso ritmo: a volte l’altro si ferma proprio quando tu hai bisogno di muoverti, a volte tu cambi mentre l’altro resta sulla sua posizione.
E come nei viaggi, ci sono momenti in cui è necessario staccarsi, prendere strade diverse per non perdere la direzione interiore.
Per me, la vera sfida è iniziata quando ho dovuto condividere 40 metri quadri dopo anni vissuti da sola, abituata ai miei spazi, ai miei tempi, ai miei riti, ho dovuto imparare a fare posto non solo alle cose dell’altro, ma ai suoi ritmi, ai suoi silenzi, alle sue abitudini.
E ti accorgi che non è sempre facile restare fedele a te stessa senza diventare un tiranno, tenere saldi i tuoi punti fermi senza togliere valore a ciò che fa bene all’altro.
È un equilibrio sottile: sapere chi sei, riconoscere i tuoi bisogni, e allo stesso tempo imparare a lasciarti sorprendere, a lasciare che la relazione ti allarghi, ti smussi, ti insegni.
Ci sono stati momenti in cui ho dovuto scardinare le mie convinzioni, mettere in discussione idee che per anni avevo dato per scontate: che l’indipendenza fosse tutto, che cedere terreno significasse perdere potere, che il viaggio in compagnia dovesse per forza assomigliare a una montagna russa emotiva per essere “vivo” e autentico.
Ho dovuto accettare che a volte stavo sbagliando, che la mia idea di libertà poteva trasformarsi in chiusura, che la mia passione per l’intensità poteva diventare sfinimento e che la calma non è noia — è spazio.
È il respiro che permette a due mondi di coesistere senza esplodere né spegnersi.
Impari poco a poco che c’è una bellezza sottile nel condividere il silenzio senza disagio, nel sapere che non serve riempire ogni momento, che non sei responsabile dell’umore dell’altro, e che l’amore non si misura solo nei picchi, ma anche nella capacità di stare — davvero stare — quando la vita rallenta.
Il Viaggio in compagnia
E alla fine, la relazione di coppia è davvero un viaggio in compagnia, un’avventura che si può imparare, un po’ come leggere una mappa senza litigare, o scegliere un ristorante senza trasformare la cosa in una questione di stato. Serve comunicazione, e non parlo di comunicazione perfetta, pulita, zen —basta poco, a volte:
“Guarda, oggi ho bisogno di silenzio.”
“Mi farebbe piacere se scegliessimo insieme.”
“Per me questa cosa conta tanto, ti va di ascoltarmi?”
A volte ci ingarbugliamo nella testa pensando che l’altro “dovrebbe capirlo da solo” —ma non siamo circondati da maghi con la palla di cristallo, e anche gli sguardi che lanciamo (pieni di sottintesi) hanno bisogno di parole.
Sai qual è una cosa preziosa?
La nostra opinione è sacra e quando accettiamo e ci diamo valore così per come siamo, con le nostre vulnerabilità, allora la paura del rifiuto e del giudizio svanisce.
Il contatto autentico nasce proprio lì, dove osiamo sentire ed esprimere chi siamo e con amore, senza perdere noi stessi e senza calpestare l’altro.
Mettersi in gioco non significa perdere libertà, ma scoprire che possiamo essere liberi insieme e che non smettiamo di essere interi per camminare accanto a qualcuno. Non è solo un esercizio di pazienza, è un modo per allargare lo sguardo, per imparare nuove rotte, e per crescere — insieme e separati, con una mano che sa tenere e una voce che sa dire:
“Eccomi, ci sono, con tutto quello che sono.”
💡 Piccole ancore per il viaggio a due
Dì quello che conta, anche male
Non aspettare le parole perfette. A volte basta un “mi fa bene quando…” o un “ho bisogno di…”. Non è la forma, è il coraggio di mostrarsi.
Tieni dello spazio per te, senza chiudere porte
Ritagliarti momenti solo tuoi non significa allontanarti dall’altro. È ricordarti chi sei, per poi tornare più autentica.
Non leggere nel pensiero (e non pretendere che l’altro lo faccia)
Le mezze frasi e i silenzi carichi funzionano nei film, non nella vita. Dire le cose ad alta voce è un atto di cura, non di debolezza.
Ricorda che la calma non è noia
Non tutto deve essere intenso per essere significativo. I momenti semplici, le abitudini condivise, le pause tranquille… sono il tessuto di ciò che costruisce.
🎁 Lo STOP al giudizio. Poco più di 3 minuti per te.
❤️ La frase motivazionale della settimana
“La qualità della nostra vita dipende dalla qualità delle nostre relazioni.” - Brené Brown
😂 Che ne dici di un po' di ironia?
Facciamoci due risate…
💭 Pensieri finali
Siamo arrivati alla fine di questa newsletter, e se c’è una cosa che mi porto via da questo viaggio riflessivo, è che la relazione di coppia, come ogni viaggio, si impara strada facendo.
Non servono mappe perfette, ma la voglia di camminare insieme, di ascoltarsi, di comunicare anche quando le parole inciampano.
E a volte, con la stessa sincerità, è necessario riconoscere quando i cammini si separano, quando prendere strade diverse diventa un atto di verità, non di sconfitta.
Ti auguro relazioni vere, libere, piene di presenza e il coraggio di restare fedele a te stessa, sempre, ovunque, con chiunque.
Se hai bisogno di supporto non esitare a contattarmi. Sono qui per te. ❤️
Ti è piaciuto questo numero di “Questione di Impermanenza”?
Se hai letto questo numero dal sito puoi riceverla anche via email iscrivendoti qui sotto.
Il bello di viaggiare in due è la condivisione in generale, ma soprattutto la condivisione del cosa fare, dove mangiare, dove dormire, dove andare e con che mezzi. Quando ho fatto il lungo viaggio da sola, mi sono resa conto che prendevo 800 micro-decisioni da sola al giorno e all'inizio era stancante. Io personalmente mi ritengo un po' più agitata in due, forse perché non sempre comunichi in maniera perfetta le tue necessità ma sicuramente ho più momenti di risate e meno riflessivi